HOBBES



LA PROSPETTIVA MATERIALISTICA

Secondo Hobbes esistono soltanto i corpi, poiché soltanto questi hanno il potere di agire o subire un’azione. Il pensiero materialista di Hobbes è incentrato sulla convinzione secondo cui gli individui sono esseri materiali animati dall’egoismo e in continuo conflitto tra di loro, dunque mossi ad agire secondo il proprio interesse personale.

Tale pensiero deriva dalla prospettiva con cui Hobbes guarda all’uomo, considerandolo un essere pienamente neutrale e corporeo per il quale, anche le funzioni mentali (oltre a quelle fisiologiche), devono essere spiegate in termini materiali, non ricorrendo a principi spirituali.

 

L’ORIGINE DELLA CONOSCENZA

Secondo il filosofo, ogni conoscenza proviene dai sensi; e allo stesso tempo, la sensazione verrà spiegata dal movimento dei corpi. La sensazione nasce infatti da un “moto”.

Hobbes spiega come: l’apparato percettivo dell’uomo reagisce producendo le immagini degli oggetti; tali immagini, conservandosi nella memoria e collegandosi con altrettante immagini, danno origine a ciò che viene chiamata immaginazione, ovvero quel qualcosa che connette le sensazioni.

 

L’INTELLETTO

L’intelletto, come una macchina calcolatrice, collega tra di loro i nomi attributi convenzionalmente alle immagini delle cose, in questo modo ottenendo un’affermazione e, raggruppando più affermazioni, produce un sillogismo o una dimostrazione.

Per esempio: collegando il nome/concetto di “corpo” con quello di “animato” e con quello di “razionale” otteniamo il concetto di “uomo”; sottraendo da questo il concetto “razionale” otteniamo quello di “animale”.

 

In una illustre pagina del Leviatano, il filosofo scrive a proposito della ragione come una suprema facoltà del conoscere o come una attività computazionale:

 

Quando un uomo ragiona, egli non fa che concepire una somma totale dall'addizione di particelle, oppure dalla sottrazione di una somma dall'altra: la quale operazione, se fatta a parole, avviene immaginando il risultato dei nomi di tutte le parti nel nome del nome totale, oppure dal nome totale meno quello di una parte al nome dell'altra parte. E benché in alcune cose, come nell'aritmetica, oltre l'addizione e la sottrazione, si facciano anche altre operazioni, come la moltiplicazione e la divisione, pure queste operazioni sono lo stesso, poiché la moltiplicazione non è che un'addizione tra cose uguali, e la divisione non è che la sottrazione di una cosa sino a quanto si può.

 

Questo metodo non vale soltanto per i numeri e la logica, ma secondo Hobbes si deve sviluppare su tutto il sapere, dalle lettere alle arti, alla politica.




LA TEORIA DELL’ASSOLUTISMO POLITICO

La concezione politica di Hobbes inaugura la dottrina dell’assolutismo. Secondo il filosofo, gli uomini possono evitare il conflitto e vivere in una società pacifica, soltanto sottomettendosi ad un potere supremo che regoli i rapporti tra gli esseri umani.


LO STATO DI NATURA

Hobbes afferma che gli individui non possiedono un naturale istinto “socievole” o “amorevole” verso gli altri, questo a causa di sentimenti soprastati come il bisogno e il timore, che caratterizzano il “stato di natura”. Lo stato di natura non è nient’altro che la condizione originaria che precedette la formazione della società. Questa condizione è caratterizzata dalla guerra tutti contro tutti, infatti, ogni individuo mira a procurarsi ciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza e per il proprio bisogno.

Nello stato di natura non c’è spazio per il lavoro, la scienza, le arti; questo perché i frutti dell’essere umano, le sue abilità, sarebbero esposti alla minaccia e all’invidia degli altri.

Possiamo dunque definire la vita dell’uomo, secondo la dottrina di Hobbes, una solitaria, misera, brutale e breve.

 

 




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